LA BATTAGLIA DELLA MARSAGLIA

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Le rievocazioni storiche
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VISITA VOLVERA

L'esistenza del Comune di Volvera è certificata a partire dal XI secolo: nel 1029, infatti, la metà del paese venne donata dal vescovo di Asti, Alrico, al monastero benedettino di San Giusto di Susa, che ottenne anche l'altra metà dal prete Sigifredo nel 1037.
Nel XII secolo il paese entrò a far parte dei possedimenti dei conti di Piossasco. Gualtieri I, all'interno della politica di ampliamento del suo feudo, occupò Volvera, sottraendola al controllo dei monaci. Nonostante l'appello al conte Amedeo III di Savoia, pronunciatosi a favore dei monaci, questi ultimi non riebbero il feudo, anche per il non fattivo intervento di Amedeo che non voleva inimicarsi i Piossasco. I Piossasco rimasero quindi feudatari di Volvera fino all'abolizione della feudalità alla fine del XVIII secolo.
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Volvera fù sede di numerosi scontri di truppe, tra cui sono da ricordare quelli culminati nella battaglia della Marsaglia (4 ottobre 1693) e il passaggio di truppe francesi nel 1799 in occasione della presa di possesso del Piemonte dopo la cacciata del re Carlo Emanuele IV.
L'attività economica principale di Volvera è stata fino a qualche anno fa l'agricoltura anche se nella seconda metà dell'ottocento nel Comune si svilupparono alcune attività industriali, in particolare manifatturiere, fra cui la Manifattura Bonino" che dava lavoro ad un centinaio di operai.
Da queste attività è derivato lo sviluppo delle attività economiche e commertiali del paese che si è profondamente trasformato in seguito ad alcuni importanti insediamenti industriali nel territorio (l'Indesit, la Fiat Rivalta, la Fiat Ricambi,...).
Attualmente la popolazione è di circa 7.000 abitanti che risiedono in buona parte (circa i due terzi) nel concentrico del paese; la parte restante vive alle frazioni Gerbole e Zucche poste a tre chilometri dall'abitato nella direzione di Rivafta e Orbassano.

LA CHIESA DI SAN GIOVANNI O "DEL CIMITERO"

La Chiesa di San Giovanni o "del cimitero", costruita intorno all'anno 1000, è la prima chiesa parrocchiale. La costruzione in origine era probabilmente ad unica navata; dopo circa un secolo venne ampliata nella parte anteriore con l'aggiunta di due navate laterali, assumendo una struttura di base con pianta a croce latina.
La chiesa di San Giovanni Battista
La costruzione è semplice, in tema con il carattere rurale del contesto ambientale; sì presenta con un disegno architettonico dalle linee gotiche molto pacate in perfetta coerenza con il persistere della tipologia romanica.
Utilizzata come parrocchia tino al 1617 l'antica chiesa di San Giovanni subì nel tempo un lento, progressivo ed inesorabile degrado che portò alla demolizione delle navate laterali ed a discutibili interventi di restauro conservativo.
L'edificio, già in stato di precaria conservazione, patì ulteriori danni sul finire del secolo XVII, allorché nell'ottobre del 1693 le operazioni di guerra condotte dal Maresciallo Catinat, devastarono il paese e, sebbene avessero risparmiato in linea di massima gli edifici di culto, danneggiarono gravemente la torre campanaria, che venne poi rtcosttuita nel 1868 per volontà del Parroco don Gribaudi, del sacerdote Don Lisa Nicola e di Gaspare Massimino.
A questo periodo risalgono opere di restauro sulla chiesa con l'aggiunta di due altari laterali e la costruzione del muro che separa l'antico nucleo della chiesa con la parte restante dell'edificio. Vera opera d'arte sono i due grossi cicli di affreschi realizzati nel 1400 e, successivamente, nel 1800 in occasione dei restauri prima ricordati.
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Entrando nella cappella si possono osservare, sulle pareti del coro, le figure dei dodici apostoli sopra i quali campeggiano, nel catino absidale, al centro l'immagine del Cristo Pantocratore inserita in una mandorla secondo la tradizione tardo medioevale, ai lati quelle della Madonna in preghiera, di San Grato e di San Giovanni Battista.
Il soffitto a crociera, scandito da costoloni in muratura di mattoni intonacati e affrescati con motivi floreali e geometriche comici, è diviso in quattro vele che conservano gli affreschi raffiguranti i quattro evangelisti.
La pittura parietale, oltre gli archi che delimitano il transetto rappresenta nelle lunette il Compianto sul Cristo morto sulla parete di destra e l'Assunta su quella di sinistra. Questi ultimi affreschi denunciano nella rappresentazione pittorica l'uso della prospettiva e quindi sono da ritenersi opere del tardo periodo rinascimentale. Infatti la composizione pittorica del paesaggio è molto dettagliata e vi compaiono città, castelli e gruppi di figure con abiti dal disegno cinquecentesco.
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Su un arco è rappresentato lo stemma dei Conti di Piossasco, feudatari di Volvera: uno scudo con nove merli sormontato da un cappello vescovile con cordoni e fiocchi. L'antico stemma del Comune, che è costituito da uno scudo raffigurante una pianta di lauro su campo azzurro, si staglia sull'arco di fronte.
Nella cappella laterale di destra è conservato un affresco isolato che raffigura i santi Cosma e Damiano, i due fratelli medici che praticavano questa scienza senza alcun compenso.
Nella stessa cappella sono visibili alcune tracce dell'affresco ottocentesco che raffigura l'immagine dell'immacolata. Nella cappella di sinistra la parete principale sopra l'altare interamente occupata da una crocifissione e da un insieme d altre figure che rappresentano come il sacrificio di Cristo purifichi e salvi le anime del purgatorio. Nella parete laterale della cappella troviamo un affresco di San Filippo Neri.
L'intero ciclo di questi ultimi affreschi è stato realizzato nel corso dei restauri del 1859.
Di forte impatto visivo è il ciclo di affreschi sulla facciata esterna del muro che racchiude la parte principale della chiesa con il resto dell'edificio. Con immagini moto efficaci viene richiamata la fragilità della vita umana con la sua smodata ricerca di ricchezze di fronte alla morte.
Sulle due pareti della navata principale "esterna" sono dipinte le immagini di Santa Apollonia, San Giobbe, Santa Lucia e San Michele.

LA CHIESA DELLO SPIRITO SANTO

La chiesa dello Spirito Santo, meglio conosciuta come la "cappella della confraternita", sorge in via XXIV maggio, ha una semplice facciata intonacata con timpano triangolare. Il campanile barocco in mattoni e cupola in rame è notevole per l'armonia del disegno di impostazione juvarriana.
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Le origini antiche dell'edificio si possono ricavare da un verbale del Consiglio Comunale del 12 gennaio 1603 che "...al di sotto di detta cappella..." si riunì per decidere la costruzione della nuova chiesa parrocchiale.
La struttura architettonica della chiesa non ha subito nel tempo particolari modifiche. All'impianto originale è stato aggiunto, nel 1789, il locale della sacrestia e, nel 1900, il prolungamento dello stesso con la costruzione della navata piccola. La balconata per "l'orchestra", che ospitò in passato anche un piccolo organo, fu costruita nel 1804.
L'elevazione del campanile, che risale al 1778, è documentata in un vecchio libro dei conti che riporta anche notizie di successivi lavori di completamento e manutenzione dalle quali si ricava che nel 1819 la punta del campanile, assumendo la forma attuale, venne rivestita in latta.
Entrando all'interno della chiesa si può subito notare, a sinistra, si trova l'altare della Madonna Addolorata.
Di fronte è collocato un grande quadro raffigurante la Madonna col bambino, S. Antonio e S. Rocco. L'opera è stata recentemente restaurata e risale,
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secondo una scritta riportata sul retro, al 1628 quando i Volveresi colpiti da una terribile e crudele pestilenza decisero di votarsi ai santi raffigurati per liberarsi dal terribile flagello. Il quadro è da attribuire a C. Sacchi, allievo di gran fama del celebre Guglielmo Caccia detto Moncalvo, che ha apposto in fondo al quadro il suo monogramma.
Passando da una delle due porte ai lati dell'altare maggiore, sormontate da due statue barocche in legno dorato, si può accedere al coro ligneo di stile barocco.
Dal coro, attraversando una porta a destra dell'altare maggiore si può accedere ad una cappella, comunicante con la navata centrale, dove si trova l'altare sotto il quale è conservata la statua di Cristo morto.
Attualmente la chiesa è utilizzata nel periodo estivo e per celebrare con particolare solennità le feste dello Spirito Santo e della Vergine Addolorata.
Di particolare interesse sono tutti gli elementi di religiosità popolare che la chiesa e i "confratelli" conservano. La statua del Cristo morto e della Madonna Addolorata erano infatti gli elementi più tradizionali e ricchi di suggestione per la processione di Gesù morto che si è svolta fino a una decina di anni or sono.
In questa chiesa nel periodo natalizio viene realizzato dagli "Amici del presepio" un grande presepe meccanico che, con i suoi effetti e i suoi movimenti, richiama ogni anno un gran numero di visitatori.

LA CHIESA PARROCCHIALE

La Chiesa Parrocchiale, dedicata all'Assunta, si presenta con la sua facciata "alzo a vento" in mattoni a vista che si sviluppa su due ordini sovrapposti ed è conclusa da un piccolo timpano triangolare.
Interessante il disegno delle "paraste" dell'ordine superiore motivate da scanalature e da una cornice dal pronunciato rilievo.
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Sulla facciata sono ricavate cinque nicchie: due nel primo ordine e tre nell'ordine superiore. All'interno di queste si trovano cinque statue in legno e stucco attualmente in restauro, raffiguranti San Pietro e San Paolo in basso, San Giovanni Battista, Santa Maria Maddalena e nella parte alta del prospetto la Vergine Assunta.
La costruzione della nuova chiesa parrocchiale, ordinata dall'Arcive-scovo di Torino Carlo Broglia nella sua visita pastorale del 1595 perché la vecchia chiesa - l'attuale chiesa di S.Giovanni del cimitero - era "campestre" e molto scomoda per il paese che si andava espandendo, durò parecchi anni dal 1598 al 1618.
Dal verbale (23 ottobre 1618) risulta che la costruzione è a tre navate, solida e senza grosse mancanze, con tre altari due dei quali, laterali, di proprietà dei Piossasco, signori di Volvera.
Nella prima metà del '700 la chiesa, costruita su uno spazio isolato dalle altre abitazioni, viene completata con la casa parrocchiale e ampliata con la costruzione della sacrestia e del coro (1722 - 1727). I documenti d'archivio raccontano che questi ultimi lavori di ampliamento iniziati nel 1690 erano stati interrotti nel 1693 a causa "delle guerre". Nella seconda metà del secolo XVIII° numerosi lavori di manuten-zione trasformarono in parte la struttura originaria dell'edificio.
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Nel 1768, sotto la supervisone dell'architetto Gariglietti di Pinerolo, vengono riparati alcuni cedimenti alla struttura, regolarizzate porte e finestre e rifatto il pavimento con losoni di pietra.
Nel 1776, nuovi lavori di manutenzione sotto la direzione dell'architetto Arbora di Pinerolo, obbligano al rifacimento completo del soffitto e del tetto in modo da pareggiare le finestre. In questa occasione viene rifatto tutto l'intonaco arricchendo la chiesa di cornici e capitelli.
Nel periodo tra il 1784 e il 1786 l'altare maggiore, fino ad allora in legno, viene sostituito da un altare in marmi policromi e viene costruita, sempre in marmo, la balaustra del presbiterio.La struttura attuale della chiesa viene definita nell'800. Nel 1812 vengono avviati i lavori per arricchire l'interno dell'edificio con decorazioni in stucco. Viene costruito il pulpito e, sul fondo delle due navate laterali, le nicchie per le statue di S.Maria Maddalena e per la Madonna Assunta.
Nel corso dei lavori, durati diversi anni, prende il via il progetto per ampliare la chiesa e dotarla di un organo e di una nuova facciata. La realizzazione della nuova facciata in cotto viene avviata d'intesa col Comune nel 1840. Nuovi lavori di restauro furono avviati nel 1901 e, recentemente, nel 1980 - 1981.
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L'interno è diviso in tre navate. Pregevole l'altare e la balaustra in marmo che si eleva su una gradinata in marmo di Gassino. Nella parete di fondo dell'abside il maestoso ovale con cornice barocca che raffigura Maria Vergine Assunta tra San Giovanni Battista e Santa Maria Maddalena.
Sulle pareti laterali del presbiterio e del coro sono collocate quattro grandi tele che rappresentano la natività, la presentazione di Gesù al tempio, l'ascensione e la esurrezione.
Nella navata sinistra sono posti due altari, uno dedicato a San Giuseppe, protettore della buona morte, e l'altro alla Madonna del Rosario. In quest'ultimo è conservata una statua settecentesca in legno dorato collocata in una nicchia.
Al fondo della navata la nicchia con la statua della patrona di Volvera: Santa Maria Maddalena. La bella statua settecentesca in legno dorato è opera dello scultore Perruca e fu realizzata per sciogliere un voto fatto quando una grave epidemia colpì il bestiame nel 1745.
Nella navata destra, dopo il busto bronzeo del venerabile Don Luigi Balbiano, si trovano l'altare della famiglia Gay, dalla elegante struttura in marmo, dedicato alle anime del Purgatorio e l'altare del Crocefisso di fattura severa, caratterizzato da una grande tela con il Cristo crocefisso.

LA CAPPELLA PILOTTI

Si possono individuare per la Cappella Pilotti due fasi costruttive. La prima avviata da Giuseppe Pilloto che costruì una cappella
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votiva probabilmente conclusa nel 1705. La seconda che rispecchia l'attuale costruzione, attuata in tappe successive da uno degli eredi (il teologo Cesare Pilotti), e che terminò nel 1757.
Venuta meno la dimensione privata della cappella nella seconda metà del 1800, la chiesa diventò un riferimento della vita religiosa Volverese durante le processioni delle "rogazioni" o in occasione della festa della S.S.Trinità a cui è dedicata.
L'edificio, situato alla periferia ovest del paese a ridosso dell'autostrada per Pinerolo, ha una facciata in mattoni a vista con andamento convesso suddivisa su due livelli segnati da una cornice. Alcuni semplici ornamenti mettono in evidenza il rosone ovale e un cartiglio sul quale sono indicate le tappe fondamentali dell'edificio: la fondazione, l'ampliamento, i primi consistenti restauri del 1928 e gli ultimi, eseguiti dalla società ATIVA, nel 1993 -1994.
La chiesa conquista il visitatore per le sue soluzioni architettoniche originali e bizzarre, forse anche a causa dei numerosi cambiamenti apportati al programma costruttivo.

LA BATTAGLIA DELLA MARSAGLIA E LA CROCE BARONE

Negli ultimi anni del 1600 l'Europa era divisa fra grandi potenze che con guerre, maneggi e alleanze cercavano di allargare ed affermare il loro dominio.
In quegli annila Francia con Luigi XIV° raggiunse il massimo della sua potenza anche a discapito di un piccolo stato come era il Piemonte, che coinvolto suo malgrado nella rivalità tra Francia, Spagna e Impero perdeva
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progressivamente autonomia e indipendenza.Non potendo opporsi alla prepotenza francese, il Duca di Savoia Vittorio Amedeo II° aspettava una occasione propizia per risollevare le sorti del suo piccolo Stato.
Nel 1686 i maggiori stati europei si allearono contro la Francia. Questa alleanza si chiamò Lega di Augusta e vi aderì anche Vittorio Amedeo II° che fu nominato "generalissimo" dell'esercito alleato in Italia.La guerra iniziò nel 1690 e continuò negli anni successivi, fino al 1696 quando dopo pesanti sconfitte Vittorio Amedeo II° riuscì a concludere un trattato con i francesi.
Durante una di queste campagne, l'alba del 4 ottobre 1693, l'esercito Alleato venne a battaglia con quello Francese comandato dal Catinat proprio nel territorio compreso fra Volvera, Orbassano e Piossasco. I due esercito si scontrarono nei terreni detti "Le Gerbole", a nord di Volvera e poco distante dalla cascina Canta"; luogo dove sorge la "Croce Barone".
Terminata la battaglia, il Catinat pose il suo quartier generale al castello della Marsaglia da dove inviò un dettagliato rapporto a Luigi XIV°, definendo lo scontro vittorioso "battaglia della Marsaglia" anche se il teatro dello sconto era ben lontano da tale località.Le perdite furono numerose da ambo le parti e si possono sommariamente indicare in 13.000.Alle perdite umane bisogna aggiungere anche quelle materiali, animali, bandiere e stendardi. I terreni della zona restarono gerbidi ed incolti per anni. Tutto in quei luoghi fu rovinato. I caduti della battaglia restarono insepolti per circa 4 mesi, provocando l'inquinamento dell'aria e dell'acqua. Solo il 25 gennaio 1694 il "magistrato di sanità" fece obbligo ai sindaci di seppellire i cadaveri.
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Per anni la battaglia e i suoi morti furono ricordati dai Volveresi con alcune croci in legno e preghiere.Un ricordo particolare veniva fatto ogni anno durante la processione delle "rogazioni" che raggiungeva la Croce Barone dove venivano cantate "le esequie" e recitate preghiere in suffragio dei soldati sepolti sul campo di battaglia.
Nei primi anni del 900 il Conte Lodovico Laderchi pubblicando un saggio su questa vicenda storica formulò la proposta di ricordare questo "fatto d'armi" in modo "più tangibile che da semplici croci di legno" e, successivamente, organizzò un comitato per la costruzione della "Croce Barone" che fu inaugurata, con una solenne manifestazione, il 21 ottobre 1913.
Sulla croce di granito roseo di Baveno è scolpita la scritta "Victis et victoribus in Deo resurrecturis" mentre una seconda scritta ricorda con poche ma efficaci parole il fatto storico: "In questi campi - il 4 ottobre 1693 - le truppe di Vittorio Amedeo II di Savoia - difesero fino all'ultimo l'onore di Savoia - speranza d'Italia".


Testi di Attilio Beltramino